VittCaltabiano's Weblog

Il blog di Vittorio Caltabiano

Yang Zhifa 杨志发 

Posted by vittcaltabiano su 21 marzo 2024

Yang Zhifa era un giovane contadino del villaggio di Xiyang, nella provincia di Shaanxi, nella Cina centrale, che si trova a 35 km ad est dell’antica capitale imperiale di Xi’an .

Nel marzo del 1974 decise di scavare nel suo terreno insieme ai suoi cinque fratelli – Yang Wenhai, Yang Yanxin, Yang Quanyi, Yang Peiyan e Yang Xinam e Wang Puzhi ,un pozzo per trovare dell’acqua al fine di irrigare le sue coltivazioni sofferenti per la siccità.

Grande fu la sua meraviglia quando a circa 15 metri di profondità trova una punta di freccia di bronzo e una testa di terracotta! Scava ancora e trova una statua di guerriero di terracotta .

Mai avrebbe immaginato di avere fatto una grande scoperta ! Dopo lunga riflessione decide di portare i referti al vicino Museo del distretto di Lintong.

I dirigenti del Museo dopo averli esaminati attentamente si resero conto dell’importanza di quegli oggetti: appartenevano alla dinastia Qin e avevano quindi un valore considerevole. Gli archeologi del Museo decisero di continuare gli scavi che portarono alla luce altre statue e nel contempo avviarono le procedure per l’esproprio dei campi vicini.

Yang Zhifa ottiene un indennizzo di 5’000 yuan (circa 700 euro di ora) per il suo terreno di 167 metri quadrati. Una bella cifra se si pensa che a quei tempi 10 yuan corrispondevano a uno salario annuo per la povera gente delle campagne. Si stabilisce in un nuovo villaggio chiamato Qinyong (ossia “guerrieri Qin”), a 6 km dal museo e riceve un appartamento di 3 locali.

Furono avviati i lavori di scavo della fossa, che divenne «Fossa 1» quando, a maggio del 1976, si iniziò a scavare nella «Fossa 2» e a luglio nella «Fossa 3». Qui furono individuate statue di guerrieri in terracotta, insieme con cavalli e i relativi carri, Nel 1979 venne inaugurato il primo Museo sull’Esercito di Terracotta.

Quando il sito divenne accessibile al pubblico, Yang Zhifa venne assunto dal museo e, per molti anni, autografò libri venduti ai turisti in un piccolo negozio di souvenir vicino alla biglietteria, sei giorni alla settimana, dalle 9 alle 17, per uno stipendio di 300  yuan al mese, che aumentò a 1000 yuan dopo il pensionamento.

Così, si portò alla luce la truppa dell’Imperatore Qin Shi Huangdi, che aveva fatto costruire in difesa della sua eternità. Si tratta di 8.000 guerrieri a grandezza naturale in assetto di battaglia, coperti da armatura a scaglie, alti un metro e 60 centimetri e pesanti 160 chilogrammi ciascuno, accompagnati da cavalli e carri da guerra, il tutto sistemato entro fosse.

Fossa n.1

La grande bellezza e l’importanza storica di quanto ritrovato fanno sì che nel 1987 l’intero sito del mausoleo venga inserito nella prestigiosa lista dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO.

A parte il lavoro svolto nel Museo a firmare libri per i tanti visitatori Yang Zhifa non ha avuto onorificenze. Il suo nome non compare negli opuscoli all’interno del museo dove la scoperta è attribuita semplicemente ad un gruppo di contadini. ma lui non se la prende e dice “Così è la vita. Anche se ci sono un sacco di ingiustizie nella società, essere in collera non serve a niente”. E anche se la scoperta dell’Esercito di terracotta non gli ha permesso di arricchirsi, non nasconde il suo orgoglio. “È l’ottava meraviglia del mondo”.

Nel corso degli anni Yang Zhifa ha incontrato tanti Presidenti di Stati esteri che gli hanno chiesto il suo autografo e ciò lo rende felice, e tra questi il presidente americano Bill Clinton e diversi altri altri presidenti, tra cui quelli di Messico, Grecia e Norvegia. Non ricorda i loro nomi, ma le loro fotografie sono appese sulle pareti di casa sua.

A renderlo ancora più celebre ci ha pensato l’astronomo italiano  Silvano Casulli che nel 1995 scoprì l’asteroide 267017 e lo chiamò in suo onore “” 267017 Yangzhifa“”

Xi’an è stata una tappa del ns. viaggio in Cina nel maggio-giugno del 2007, per festeggiare il ns. 40° anniversario di nozze : è stata una esperienza interessante ed unica , che ricordo ancora con tanta emozione.

Proprio nel Museo dell’esercito di Terracotta abbiamo avuto il piacere di incontrare Yang Zhifa e anche noi gli abbiamo chiesto il suo autografo nel libro che custodisco gelosamente nella mia libreria.

Yang Zhifa firma il ns.libro

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L’Eremo di San Corrado.

Posted by vittcaltabiano su 18 Maggio 2023

Tutto ha avuto inizio nell’anno 1975.

Miei cugini di S.Maria la Scala, pescatori, mi parlavano sempre di Marzamemi, dove loro si recavano come punto di sosta e di partenza per la pesca ,lontano dalla costa. A febbraio di quell’anno io , mia moglie ,in attesa di 7 mesi , ci recammo in quei posti e restammo incantati a vedere quel bel mare caldo e le lunghe spiagge di sabbia.

Trovammo una casa fronte mare -spiaggia della Spinazza- dove la proprietaria Sig.ra Maria, ci dette la sua disponibilità per l’affitto estivo di un appartamentino.

Il 26 marzo nasceva Paola, la mia secondogenita, che ha portato tanta gioia nella ns. famiglia. Eravamo ora in 4 con mia moglie Lucia e mio figlio Giuseppe , di 7 anni. Quella casa alla Spinazza era l’ideale per trascorrere la ns. vacanza a mare.

La prendemmo per due mesi, luglio e agosto, e ci portammo pure i miei suoceri, Mario e Iolanda. Lì ho conosciuto i miei grandi amici milanesi Pino e Marielide.

Continuiamo ancora ad andare in vacanza a Marzamemi, non più in quella casa, ma in quel mare calmo e caldo.

Ed è stato lì che ho cominciato a sentire parlare di un posto, vicino a Noto, che era stato l’eremo di San Corrado.

La prima volta che sono stato lì sono rimasto incantato per la bellezza della valle e del silenzio che vi regnava.

Ho visitato la chiesetta costruita nel posto in cui San Corrado spirò e la grotta dove lui visse in estremo eremitaggio.

Ho letto la storia della sua vita e della sua scelta di vivere in solitudine da eremita e in povertà.

Mi ha colpito molto quel senso di profonda religiosità che regna in quella valle e in quella chiesetta.

Ci son tornato quasi ogni anno, ne sentivo il bisogno : son diventato così un devoto di San Corrado .

Le mie foto su :

http://www.araldosancorrado.org/FotodiCaltabiano.htm

https://flic.kr/s/aHsjBRuypC

Web su San Corrado:

/http://www.araldosancorrado.org/ curato egregiamente da Umberto Battini .

http://www.araldosancorrado.org/StoriaDelParisi.htm la vita di San Corrado

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Il bastoncino di bambù.

Posted by vittcaltabiano su 19 novembre 2018

Quante cose può dirci un oggetto ! Quanti ricordi può farci rivivere.!

Da anni lo tenevo in un angolo del mio garage ma non destava in me nessuna emozione; era per me un oggetto quel bastoncino di bambù che avevo preso dall’abitazione dei miei genitori, prima che fosse venduta.

Questo bastoncino era di mio padre , Giuseppe Caltabiano,e solo ora, dopo tanti anni, ha cominciato a ….parlarmi !!!

Forse è a causa della mia età, più che matura, che mi porta ad emozionarmi molto più facilmente, ma tenerlo in mamo, stringerlo intensamente e con sentimento, ha cominciato a trasmettermi delle sensazioni forti ed intense: lì c’era stata la mano di mio padre !

Ed ecco mio papà , anno 1929, 20 maggio,  elegante con vestito a doppio petto ,cappello, cravatta, fazzolettino nel taschino e con quel suo bastoncino sotto braccio.

Aveva conseguito un anno prima  il diploma di  Perito e  Ragioniere Commerciale ed aveva cominciato a cercare lavoro orientandosi  verso  un impiego nei Comuni .

E proprio il 20 maggio 1929, la data della foto, prendeva servizio quale Applicato presso l’Ufficio di Segreteria-Anagrafe-Stato civile e leva del comune di Santo Stefano di Camastra ; l’1 Agosto del 1930 gli veniva concessa la qualifica di Vice Segretario con uno stipendio annuo lordo di Lire 5.000.

la moto di nonno Pippo

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è img_20170124_195605-2.jpgA pochi chilometri da Santo Stefano di Camastra  , a Torremuzza, aveva conosciuto PaoLina e si era innamorato  di questa fanciulla, bella, solare e di una bontà eccezionale.

Si era intanto fatto crescere i baffi e manteneva sempre quel suo aspetto elegante.

Arrivava in quel paesino a bordo della sua bella DKV tedesca ed era stato ben accettato dalla famiglia di lei : il 3 giugno del 1930 Giuseppe e Lina si sposavano.

Dalla loro unione nascevano Paolo nel 1032, Gianni nel 1934 e Vittorio, io, nel 1936.

Mio padre ha sempre mantenuto per tutta la sua vita  un abbigliamento elegante e non ha mai indossato un giubotto!!!

Queste foto me lo ricordano proprio così :

nonno Pippo e amici

Quanti ricordi mi ha fatto rivivere quel bastoncino di bambù, alla Charlot, di mio papà !

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La storia d’amore di Susanna e William.

Posted by vittcaltabiano su 17 ottobre 2018

Susana Valeria Rosa Maria Gil Passo è nata a Buenos Aires il 30 agosto 1926. La sua famiglia era dell’alta borghesia argentina. Figlia dell’avvocato Enrique Gil , ricevette il tipo di educazione ritenuto appropriato per una ragazza della sua classe sociale. Imparò a parlare l’inglese e all’età di ventidue anni cominciò a lavorare al British Council (organismo per la diffusione della cultura britannica) a Buenos Aires.

William Turner Walton, nato a Oldham, città della contea di Manchester, il 29 marzo 1902 , figlio di un musicista, era un corista e poi uno studente alla università di Oxford . Walton lasciò Oxford nel 1920 senza aver ancora conseguito la laurea e fu preso dai fratelli letterari Sitwell , che gli fornirono una casa e un’educazione culturale. Compose diversi brani in quel periodo e suonava in una jazz-band, ma continuava a comporre .La sua fama di compositore cominciava a crescere e a 27 anni fu uno dei compositori più all’avanguardia in Inghilterra

Walton aveva avuto nel 1931 il suo primo grande amore, la baronessa Imma von Doernberg, assieme alla quale andò a vivere in Svizzera ,ad Ascona. La loro relazione durò sino al 1934, anno in cui la baronessa lo abbandonò per seguire un medico ungherese.

Caduto in uno stato di profonda depressione, Walton riuscì a ristabilirsi e trovare un rinnovato equilibrio grazie ad un nuovo incontro, quello con la viscontessa Alice Wimborne, la moglie di uno degli uomini più ricchi del Regno Unito, Ivor Guest, amico dei fratelli Sitwells che già conosceva dal 1920, dai tempi dei suoi studi ad Oxford. Il 10 Aprile del 1948 Alice, nonostante i disperati tentativi di Walton di trovare nuove risorse economiche per assicurare costosissime quanto inutili cure mediche, morì a causa di un cancro ai polmoni.

Caduto in uno stato di profondo smarrimento, il compositore partì assieme all’amico pittore Michael Ayrton per un lungo soggiorno nell’isola di Capri, dove la pittrice svedese Ann Bergson cercò di rasserenarlo. Nel settembre di quello stesso anno accettò poi di far parte di una delegazione della Performing Right Society, il cui compito era di convincere l’Argentina a firmare la Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche, che stabiliva il riconoscimento reciproco del diritto d’autore tra le nazioni aderenti.
William Walton, all’epoca aveva 46 anni , era già un rinomato compositore quando si recò in Argentina.
Susana fu incaricata di organizzare una conferenza stampa per presentarlo alla stampa argentina e , in quella occasione ,il musicista notò immediatamente quell’attraente e vivace bruna con enormi occhi grigi.

“” Il compositore poco dopo essersi presentato, le disse: “You will be very surprised, Miss Gil, to hear that I am going to marry you!”.

La giovane Susana, impiegata presso la segreteria stampa del British Council di Buenos Aires, rimase certamente disorientata da quelle parole, tuttavia affascinata dai modi di quell’eccentrico gentleman inglese, che ogni mattina per tutto il periodo della sua permanenza nella capitale argentina continuò a proporle di sposarlo. Sino a quando “ the conference came to an end, and William was due to return to England. On our last shopping expedition he was silent on the subject of marriage . When I enquired about this change of tactics, he said that, since I had not agreed to marry him, he probably marry one of the girls there who were waiting for his return. I panicked and blurted out, “ Please ask me just once more, just try.” He did, with a playful grin, because his ruse had worked. Suddenly we were in each other’s arms. It was our first kiss, and I
was just twenty-two.”

(“La conferenza si è conclusa e William doveva tornare in Inghilterra. Durante la nostra ultima spedizione per lo shopping rimase in silenzio sul tema del matrimonio. Quando ho chiesto informazioni su questo cambio di tattica, ha detto che, dal momento che non avevo accettato di sposarlo, probabilmente avrebbe sposato una delle ragazze che stavano aspettando il suo ritorno. Mi sono lasciato prendere dal panico e mi sono detto: “Per favore, chiedimi ancora una volta, provaci”. Lo fece, con un sorriso giocoso, perché il suo stratagemma aveva funzionato. All’improvviso eravamo tra le braccia dell’altro. Era il nostro primo bacio, e io
Avevo solo ventidue anni””)

I due si sposarono con rito civile a Buenos Aires il 18 Dicembre del 1948; il 20 Gennaio del 1949 seguì una cerimonia ufficiale con quattro ambasciatori e duecento invitati.
Dopo di che la coppia decise di lasciare l’Inghilterra e trasferirsi stabilmente in Italia, nell’isola d’Ischia, dove acquistò la tenuta, Casa Cirillo.

Il compositore ricevette il cavalierato nel 1951 , divenendo così Sir William Walton e nel 1953, e in occasione dell’incoronazione della Regina I Elisabetta II, scrisse su commissione dell’Arts Council, la coronation march Orb and Sceptre ed il corale Coronation Te Deum per due cori misti, coro di voci bianche, orchestra e banda militare.
Durante gli anni Cinquanta Walton continuò a ricevere numerosi riconoscimenti ed onorificenze ufficiali, come i due dottorati onorari dalle Università di Cambridge e Londra, che si andavano a sommare a quello ricevuto dall’Università di Oxford.

Nel 1956 Sir e Lady Walton lasciarono Casa Cirillo e decisero di acquistare un terreno (una gola di origine vulcanica) e costruire qui la propria casa. Per disegnare quel grande spazio selvaggio e irto di rocce venne chiamato il famoso architetto dei giardini Russell Page, grande ammiratore della musica di Walton; ma la realizzazione del suo progetto, la supervisione di tutti i lavori, la scelta delle piante, la creazione insomma di quel giardino meraviglioso che è oggi La Mortella, si deve interamente a Lady Walton che per più di 50 anni ha dedicato la sua leggendaria energia, il suo infaticabile entusiasmo e la sua passione e competenza botanica al proprio giardino.

Il giardino, tutt’oggi considerato uno tra i più affascinanti del mondo, si sviluppa su un’area di circa 2 ettari e raccoglie più di 3000 specie di piante esotiche e rare. È inoltre arricchito da ruscelli e laghetti, fontane, piscine, corsi d’acqua che permettono la coltivazione di piante acquatiche come papiro, fior di loto e ninfee tropicali , nonchè 3 grandi serre , tra cui la “Victoria Housed”” dove viene coltivata la ninfea gigante Victoria Amazonica. Dai terrazzamenti , delineati sui muri a secco, è possibile godere di una delle più suggestive viste della baia di Forio.

Qui vissero fino alla loro morte:

-l’8 marzo del 1983, Sir William Walton all’età di 81 anni. Le sue ceneri, per sua volontà, riposano in un masso trachitico su di un promontorio a circa 120 metri dal livello del mare. E lì, su quel masso, dettò lei stessa una lapide: «Lo spirito del maestro tutela il giardino che ha fatto vivere il nostro amore». E poi i versi del poeta Traherne: «All bliss consists in this to do as Adam» (La felicità consiste nel fare ciò che ha fatto Adamo, cioè, coltivare la terra).;

– il 21 marzo 2010 Lady Susanna, all’età di 83 anni. Le sue ceneri sono custodite all’interno del giardino, nel Ninfeo in una nicchia vicino ad un’Afrodite in marmo opera di Simon Verity, con una semplice lapide su cui è scritto “Susana Walton – genius loci”.

Il giardino, che si estende su di una superficie di circa ventimila metri quadrati, e la casa-museo dove il maestro componeva le sue opere sono aperti al pubblico dalla William Walton Charitable Trust (di cui è presidente d’onore il principe di Galles, Carlo d’Inghilterra), l’ente morale italo-britannico costituito dalla vedova di Sir William, Lady Walton, per perpetuare il ricordo del marito.
L’ultimo progetto che Susanna ha seguito direttamente è stata la realizzazione del teatro greco, una cavea aperta sul mare e piantumata con vari timi striscianti, il cui palcoscenico può accogliere un’intera orchestra sinfonica.

Sono stato ad Ischia in vacanza per una settimana di fine giugno ;ho visitato la Mortella e girando per i sentieri in mezzo a quelle meraviglie sentivo la presenza di Susanna tra quelle piante e fiori ,da lei curati con tanto tanto amore.

Mie foto:https://www.flickr.com/photos/vitt/albums/72157701052028161

Fonti:

http://www.waltontrust.org/biografia

https://www4.ti.ch/can/oltreconfiniti/dal-1900-al-1990/le-celebrita-internazionali-in-ticino/?user_oltreconfiniti_pi1%5BidPersonaggio%5D=383

https://it.wikipedia.org/wiki/William_Turner_Walton

https://www.milleunadonna.it/green/articoli/ritorno-a-ischia-i-giardini-la-mortella-gioiello-botanico-sul-mare-campano/

https://www.prontoischia.it/articoli/forio-ischia/monumenti-luoghi-interesse/visita-guidata-ai-giardini-la-mortella

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Tremiti.

Posted by vittcaltabiano su 4 agosto 2018

Sono stato tante volte alle Isole Tremiti, per vacanza, con la mia famiglia e ci vorrei tanto ritornare, ma purtroppo l’età non me lo permette più di guidare dalla Sicilia fino a Termoli.

Allora cerco siti web che parlano delle splendide isole e mi tuffo anche nei miei ricordi attraverso le foto scattate nei vari anni.

E son tanti i ricordi specie rivedendo le immagini di chi non c’è più e che ho tanto voluto bene : Pasqualino, Peppinuccio, i miei suoceri Mario e Iolanda, zia Emma e zio Renato, le dolcissime zie Adele e Esterina, Zanfrisco, Ciccillo …………

Pasqualino è stato quello a cui sono stato più legato e che mi portava in giro a conoscere le bellezze delle isole : quante pescate, quanti giri con i turisti….., quante serate ad ascoltare le diomedee…

Peppinuccio era lo storico della famiglia ed è stato anche Sindaco delle isole; leggo ancora i suoi libri di poesie scritte col cuore di chi ha amato quei fantastici luoghi. La preghiera del Cristo ligneo è sua e suo è lo scritto sul muro d’ingresso del piccolo cimitero……..

Con i miei suoceri, Mario e Iolanda, ho avuto un rapporto bellissimo : li chiamavo papà e mamma! Son venuti con me sempre in vacanza aiutandoci anche nella cura dei ns. figli. Con nonno Mario andavamo anche a pesca ed era bravissimo : lui ne tirava tre ed io appena uno e piccolo ! A Tremiti si trovava bene : aveva lavorato alla Finanza al porto e sposato una tremitese doc , Iolanda. Lì conosceva un po tutti e molti si ricordavano di lui anche come abile fiocinatore.

Nel 1970, eravamo a San Nicola, e abitavamo in una casa quasi di fronte a quella di zia Emma, la sorella di mia suocera. Un giornò lui uscì in mare da solo con la piccola barca che gli aveva procurato Pasqualino per andare a pesca con la lenza per piccoli pesci. Non ritornava ed eravamo preoccupati ; eravamo affacciati nel Montone a osservare le barche in mare quando vedemmo una folla attorno una piccola barca tirata sull’arenile. Scendemmo di corsa perchè abbiamo capito che era la barca del nonno.

Lui era lì felice che mostrava a tutti la grande ricciola che aveva preso: aveva abboccato al piccolo amo e si era fatto trascinare fino a stancarla per poi tirarla adagio adagio.

E’ stata una gran gioia per tutti e …che grande mangiata!

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho letto giorni fa il libro di Emma Santoro, ns.cugina tremitese puro sangue, Nel Chiostro…la Luna ,che descrive abilmente storie e  bellezze delle sue Isole e nelle ultime pagine proprio una pescata di ricciola come quella di nonno Mario!!!

Emma ha scritto altri libri ,sempre ambientati sulle Tremiti : non mi stanco di leggerli, è bravissima!

 

 

Alcuni mie pagine web:

foto di nonno Mario

Santuario di Santa Maria a Mare

Isola di San Domino

Pasqualino

Peppinuccio

i miei affetti

Tremiti 2007

San Nicola 2007

i pezzini di nonna Sisina

Lucio

 

 

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La tessera annonaria.

Posted by vittcaltabiano su 21 marzo 2018

Un libretto di catechismo , conservato da me per anni, era foderato con un foglio sgualcito che non avevo mai tolto. Grande è stata la mia sorpresa quando giorni fa, aprendolo, trovo questa tessera! Per anni, non sapendolo, avevo conservato una memoria del passato.

Quanti ricordi mi son venuti alla mente! Erano stati tempi duri quelli della seconda guerra mondiale. Abitavamo a Riposto in quella via Impero, ora Corso Italia, al primo piano. Nato nel ’36 ho vissuto quegli anni con ricordi che mi appaiono ora come fotografie.

Mi ricordo che dal balcone vedevo scendere i plotoni di soldati tedeschi che battevano i tacchi sulla pietra lavica della strada con un rumore che ancora si ripete nella mia mente.

Mi ricordo di quando eravamo sfollati a Zafferana Etnea e vedevo passare in fila i carri armati tedeschi che andavano verso Milo…….

Mi ricordo che avevamo fatto una gita nel bosco di Milo e avevamo visto un rincorrersi di aerei tedeschi e inglesi….

Mi ricordo il rumore degli aerei inglesi che buttavano le bombe sui tedeschi e le urla di mia madre e mia nonna che gridavano a me e i miei fratelli di metterci negli angoli della casa……… ed io che correvo a prendere il gatto Giorgio per portarlo con me…….

Mi ricordo le colonne dei militari inglesi che da Zafferana salivano verso Milo…..

Mi ricordo che finita la Guerra e ritornati a Riposto c’era un palazzo distrutto dalle bombe vicino dove c’è la stazione ferroviaria ……

Quella tessera era intatta e nessuna cedola era staccata. Altre tessere annonarie conservate da mio padre era con le cedole staccate ma erano per il cibo; evidentemente per la crisi economica del tempo si spendeva più per viveri che per vestiario. E questo è pur vero perché, me lo ricordo bene, io ero il terzo dei fratelli , quattro anni più piccolo del primo e due dal secondo, e i primi vestiti erano del primogenito che poi passavano al secondo ed infine a me!!!

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Natale 2017.

Posted by vittcaltabiano su 9 febbraio 2018

Tutta la mia  famiglia al completo!

Ce n’è voluta ma ci siamo riusciti a riunirci tutti assieme. Ci siamo ritrovati  il giorno di Natale al ristorante Il Porticciolo a Capo Mulini, che  ormai da tempo frequento per la bontà della cucina a base di pesce  e per la cordialità del personale. Un giorno unico che sicuramente ricorderemo per molto tempo  !!!

Comunque….alla prossima

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Il ritorno di Vitt !

Posted by vittcaltabiano su 6 febbraio 2018

Blog: Ehi…..chi si rivede..ciao Vitt

Vitt : ciao Blog..

Blog: ma che ti è successo……sei sparito..mi hai fatto preoccupare…

Vitt: tranquillo Blog….tutto ok…solo una pausa provvisoria….si è vero….sono mesi che sono assente…..

Blog: parecchi mesi direi e ti confesso che mi hai fatto pensare che mi avevi abbandonato…

Vitt : dai… sono qui adesso ed è quello che conta…

Blog: eh sì…., ma mi devi raccontare cosa hai fatto in tutto questo tempo……..

Vitt :e vabbè, ti accontenterò  ma con i prossimi articoli che pubblicherò!

Blogma almeno dammi una anticipazione…

Vitt : ok..ti accontento..ma solo gli eventi più importanti : i miei 80 anni , i miei 50 anni di matrimonio, il mio viaggio in Trentino ai Mercatini di Natale,…………

Blog: magnifico, adesso sono davvero molto contento e aspetto i tuoi prossimi articoli…

Vitt : bene…. ci sentiamo…Ciao!

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Santo Stefano di Camastra : promessa mantenuta!

Posted by vittcaltabiano su 10 ottobre 2016

E’ arrivato il momento!

Previsioni meteo : ottime.

Disponibilita’ piena del Sig.Lombardo, impiegato del Comune, ad accompagnarmi al cimitero vecchio . Ok

Ed allora si parte ! non prima però di prenotare in un b & b del centro città,

Tutto è andato come previsto .

Stressante il tragitto , pur se in autostrada , da Riposto a Santo Stefano di Camastra , per le gallerie poco illuminate !

Pensavo a quando mio padre con la sua moto percorreva queste strade lungo tutti i paesini della costa, per andare a trovare la sua Lina!

Abbiamo trascorso il pomeriggio del 29 settembre in giro per la città ; la via Vittoria è piena di negozi e non per niente è chiamata “la strada delle ceramiche”; e la sera una buonissima cena.!

Ma andiamo all’ indomani: non vedevo l’ora di andare a conoscere la tomba di mio nonno. A⁷lle 9,30 eravamo già davanti al Comune : il Sig.Lombardo mi ha accolto nel suo ufficio, pieno zeppo di fascicoli, e dopo avergli mostrato le ricevute di tumulazione ed averne parlato ampiamente , è salito in macchina con me accompagnandoci al cimitero vecchio. Cancello chiuso al pubblico perchè tutto transennato e pericolante ; lungo il viottolo mi veniva in mente che lì chissà quante volte mia nonna Rosalia e mia mamma son passate per recarsi da nonno Giovanni.

Eccoci arrivati: è la lapide in alto appena leggibile perchè coperta da tavolate di sostegno della parete . Ero’ li, davanti ala tomba di mio nonno Giovanni. Una emozione forte; mi sentivo quasi circondato e abbracciato dai miei cari affetti, non più fra noi, ma sempre presenti : una gioia indicibile! una preghiera e tante ….foto!

Missione compiuta ! Promessa mantenuta.

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Mio nonno Giovanni.

Posted by vittcaltabiano su 6 marzo 2016

Nasce la pagina dedicata ai miei nonni  materni  i Piraino! (https://vittcaltabiano.wordpress.com/i-piraino/)

I Piraino

I mie nonni materni  Piraino Giovanni  del 1884, e D’Aquila Rosalia nata il 12 febbraio 1886, si sono sposati il 4 febbraio 1906.

Poco so della loro vita e quel poco l’ho potuto ricostruire dai documenti che ho rinvenuto tra le carte dei miei genitori.

certificato matrimonio D'Aquila-PirainoGiovanni  e  Rosalia avevano appena 22 anni lui, orfano di entrambi i genitori, e 20 lei , con la sola madre vivente, quando si sono sposati a Santo Stefano di Camastra.

Ritengo che abitavano a Torremuzza, una frazione vicina .

Il 22 gennaio del 1907 nasce il piccolo Antonino Giovanni e grande è stata la loro gioia.Il primo figlio, un maschio! Gli dettero  il nome del nonno paterno e come secondo il nome del papà.

Ma non si sono fermati lì ed a maggio del 1909 Rosalia inizia una nuova gravidanza! A quei tempi non c’erano ecografie per sapere  il sesso del nascituro e le ipotesi si basavano solo sulla forma della pancia!

Il 25 gennaio 1910 nasce una femminuccia, mia mamma! La famiglia adesso era completa : avevano la coppia!  Le venne dato il nome della nonna materna Francesca Paola; erano tempi in cui per tradizione i nomi dei nonni si ripetevano nei figli .

Mi immagino come il piccolo Antonino si muoveva per casa e come giocava con la sorellina!

La gioia della famiglia però durò poco perchè il 6 febbraio del 1911 Antonino ,di appena 4 anni , vola in cielo.

Francesca Paola, Paolina, resta sola e l’amore dei genitori si riversa tutto  su di lei ; è una brava bimba, bella, senza vizi e di una bontà incredibile.mamma Lina _0001 (a dx : Rosalia e seduta Paolina)

nonna Rosalia e mamma Lina

Il due giugno del 1916 un tragico incidente : papà Giovanni cade da cavallo e muore.

La famiglia è distrutta, ma Rosalia, superati i primi anni di immenso dolore, reagisce e si dedica interamente all’unica figlia rimastele. Inoltre ha dei vicini che non l’abbandonano e l’aiutano. Paola e Rosina diventano inseparabili!

Paola cresce, è brava a scuola e la sua bontà e bellezza attirano le attenzioni di Pippo, mio padre, fratello di Salvatore Caltabiano sposo di Ciccina ( Rizzo Alfonso Francesca), amica intima di Rosalia.

la moto di nonno PippoGiuseppe Caltabiano, nativo di Riposto ( in provincia di Catania), anno 1907, con diploma di Ragioniere , lavorava già dal 20 maggio 1929 al Comune di Santo Stefano di Camastra come impiegato all’Ufficio di Segreteria e Anagrafe Stato civile e leva; bel giovane, elegante , arrivava in quel paesino di Torremuzza con la sua bella moto, una DKV tedesca, e si innamorò subito della bella Paolina

mamma Lina_0001mamma Linanonna Lina e Rosina.jpgIMG_0447.JPG

Lina e Rosina

pippo e lina 3-6-1931Il 3 giugno del 1931 si sposarono!

busta (2).jpgAnno 2016, Febbraio : Tra le vecchie carte dei miei genitori trovo una busta con la scritta “Documenti appartenenti a Rosalia…”; la apro e trovo delle ricevute di sepoltura di Piraino Giovanni rilasciate dal Comune di Santo Stefano di Camastra 1l 1916; ed anche delle foto di cui una con scritto dietro Piraino Giovanni .E’ lui ?foto Piraino Giovanni.jpgnonno Giovanni - Copia
Telefono al Comune di Santo Stefano e chiedo dell’impiegato addetto all’Ufficio addetto ai servizi cimiteriali ; mi risponde  e  faccio presente di aver trovato queste ricevute e che desideravo sapere se per caso esistesse ancora la tomba di Piraino Giovanni.  Gentilissimo mi fa attendere per andare a vedere un registro dove lui tempo fa ha annotato, a seguito un suo inventario, tutte le tombe esistenti nel cimitero comunale.Ritorna e mi dice che gli risulta ancora presente una tomba intestata a Piraino Giovanni !!!!!!Non ci posso credere…..ho trovato la tomba di mio nonno Giovanni.!!!Mi ha detto che il cimitero vecchio è chiuso al pubblico e che lui mi accompagnerà personalmente sul posto per aprirmi il cancello.Gli ho garantito che appena posso andrò a trovarlo!!!! Certo…. ci andrò!!!!

Foto di nonna Rosalia :

 

 

 

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Analisi del 2015

Posted by vittcaltabiano su 31 dicembre 2015

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2015 per questo blog.

 

Ecco un estratto:

Una metropolitana a New York trasporta 1 200 persone. Questo blog è stato visto circa 5.600 volte nel 2015. Se fosse una metropolitana di New York, ci vorrebbero circa 5 viaggi per trasportare altrettante persone.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

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Buon Natale e Buon Anno 2016.

Posted by vittcaltabiano su 18 dicembre 2015

natività

Auguro a tutti , amici e parenti un felice Natale e un buon Anno 2016!

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I noccioli delle ciliegie.

Posted by vittcaltabiano su 27 settembre 2015

CRisultati immagini per ciliegiehe bontà le ciliegie e quante se ne mangiano ! Una tira l’altra e non si finisce mai di accontentarsi per il loro sapore unico e dolce.

Ho letto che hanno una azione antiossidante e sono efficaci nell’inibire il cancro al colon ed utili anche  nel trattamento della gotta.

Ma quello che ho saputo dei loro noccioli è davvero sorprendente. Hanno  proprietà curative perchè al loro interno hanno una camera d’aria per cui possono accumulare il caldo o il freddo e rilasciarli lentamente senza trattenere umidità.

Per queste caratteristiche naturali danno conforto ai dolori cervicali ed alle contrazioni muscolari, oltre ad alleviare i dolori per contusioni, distorsioni etc. etc.

Messi in una sacca, o cuscino possono riscaldarsi al forno o al microonde o messi nel congelatore. E dopo applicarli sulla parte del corpo interessata.

Non si butta niente delle ciliegie! La ns. natura è meravigliosa!

Siti web:

http://www.vetrinasolidale.com/?page=category&id=31

http://www.erboristeriarcobaleno.com/termoterapia.html

http://www.casadivita.despar.it/ilpiccolo/page/cuscino-nocciolo-ciliegia/

http://www.artimondo.it/cuscino-con-noccioli-di-ciliegia-lavabile-369746.html

etc.etc.

 

 

 

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È’ nata Vittoria!

Posted by vittcaltabiano su 29 Maggio 2015

Vittoria

Grande gioia in famiglia: e’ nata Vittoria, la secondogenita di Paola e Salvo.

La cicogna e’ arrivata puntuale, con un leggero  anticipo e dopo un volo regolare e tranquillo, domenica 24 maggio 2015 alle ore 14,51 alla Clinica Mangiagalli di Milano, consegnando il suo prezioso fagottino di 3 chili e 120 grammi a mamma Paola.

Auguri alla sorellina Martina e, perché no, ai nonni  Lucia e Vittorio!

image

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Il tesoro di Ozus

Posted by vittcaltabiano su 22 Maggio 2015

“”Nel 1880 Francis Burton, ufficiale britannico di stanza in Afghanistan, fece un’incredibile scoperta. Aveva ricevuto una richiesta d’aiuto da parte del servitore di tre mercanti che erano stati rapiti durante un viaggio dall’Afghanistan a Rawalpindi, in India. I mercanti e il loro servitore erano stati assaliti da un gruppo di banditi e portati sulle montagne. Il servitore era riuscito a fuggire ed era andato in cerca d’aiuto. Burton e due suoi assistenti si misero in cammino per raggiungere i banditi; a poca distanza si imbatterono nei malviventi, che con i loro ostaggi si erano nascosti in una caverna per trascorrervi la notte. Strisciando nella caverna Burton ebbe una visione strabiliante.
I ladri avevano evidentemente avuto una violenta discussione sul destino da riservare ai mercanti e alla loro merce. Quattro di essi erano stati feriti nella contesa e giacevano a terra, i mercanti se ne stavano rannicchiati in un angolo in preda al terrore di essere uccisi e le loro merci erano sparpagliate un po’ dappertutto. Burton non credeva ai propri occhi quando  scorse coppe, bracciali, calici e collane d’oro brillare nell’ oscurità.
Il recupero del tesoro
Burton liberò i mercanti e lasciò che prendessero parte del tesoro; i ladri fuggirono con il resto. Più tardi Burton diramò il messaggio che, se il tesoro non fosse stato restituito integralmente ai mercanti, i banditi sarebbero stati inseguiti e puniti.
 Quasi tutti gli oggetti in oro furono riportati di nascosto: c’erano bracciali in oro massicci  decorati con grifoni alati, centinaia di monete d’oro,una statua d’argento di un re persiano. Molti dei manufatti ritraevano persone e animali. Da dove provenissero non fu appurato, ma i mercanti sostenevano che erano frutto di scavi compiuti tre anni prima nei pressi del fiume Oxus fra l’Afghanistan e la Russia.
Quando arrivarono al centro mercantile di Rawalpindi, i mercanti vendettero la loro merce pezzo per pezzo. Negli anni che seguirono singoli oggetti fecero la loro comparsa nei bazar locali; molti di essi furono acquistati dall’Inghilterra e oggi sono esposti al British Museum di Londra. Altri furono probabilmente fusi o venduti altrove.””
da http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/mistero_tesoro_oxus.htm

“”Tutto comincio’ nel 1877 quando alcuni contadini, lavorando la fertile terra accanto al fiume Oxsus, scoprirono un’ infinita’ di oggetti preziosi, subito venduti a tre mercanti musulmani. I commercianti non andarono lontano con il loro inestimabile carico. Assaliti dai banditi furono derubati. La vicenda a questo punto ha bisogno di un eroe. Lo incontriamo nei panni del giovane capitano Burton. Senza esitare, appena venuto a conoscenza del fatto, l’ ufficiale inglese, in servizio sulla frontiera nord occidentale dell’ India, subito si precipita all’ inseguimento dei malviventi. Sfruttando la sorpresa dei ladri il moderno Robin Hood, non solo recupera la refurtiva ma riesce ad acquistare dai mercanti arabi una splendida armilla in oro. Sara’ il primo oggetto della futura collezione del British che pero’ , prima di dirsi tale, dovra’ attendere molti anni. Infatti i tesori di Oxsus vagheranno per bazar e ricche dimore, passando di mano in mano finche’ non saranno comperati dal generale Alexander Cunningham,fondatore dell’ Istituto archeologico d’ India. Solo nel 1897 Sir Augustus Wollaston Franks riuscira’ a ricomporre il nucleo della raccolta e donarlo al celebre museo inglese.””

da http://archiviostorico.corriere.it/1993/ottobre/26/quei_tesori_del_British_Museum_co_10_9310264081.shtml

Il tesoro di Oxus esposto al British Museum (1 maggio 2015)

Il tesoro di Oxus

 

 

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Pasqualino Cafiero.

Posted by vittcaltabiano su 19 Maggio 2015

   Tremiti non sarà più Tremiti senza di te

Pasqualino

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Il castello di Villandry

Posted by vittcaltabiano su 13 marzo 2015

IMG_0064Tra tutti i castelli della Loira, Villandry è molto famoso per i suoi giardini a terrazze. E’ l’ultimo dei grandi castelli rinascimentali costruiti sulle rive della Loira ed è proprio grazie ai suoi giardini ornamentali che è così noto e ammirato.IMG_0153 Villandry fu costruito da Jean le Breton, uno dei ministri delle Finanze di re Francesco I di Francia e ambasciatore a Roma dove aveva studiato l’arte dei giardini.

Nel 1906 il castello fu acquistato dal dottor Joachim Carvallo, nato in Spagna nel 1869, e che è il bisnonno degli attuali proprietari. Egli lasciò la sua brillante carriera scientifica con il professor Charles Richet, il vincitore del Premio Nobel nel 1913, per dedicarsi interamente alla Villandry per riportarlo allo splendore autentico del rinascimento. Riuscì così grazie ad un team di 1000 costruttori a salvare il castello, che era sul punto di essere demolito e diede vita agli incantevoli attuali giardini, in completa armonia con l’architettura rinascimentale del castello.

IMG_0183

FOTO : https://www.flickr.com/photos/vitt/sets/72157650931890499/

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Epigallocatechina gallato.

Posted by vittcaltabiano su 15 aprile 2014

https://i0.wp.com/www.comemigliorare.com/wp-content/uploads/2013/08/il-segreto-del-te-verde-nelle-catechine-le-proprieta-dellegcg-epigallocatechina-gallato.jpgLa natura ci aiuta molto nel corso della ns. vita rendendocela  migliore e procurandoci tanto benessere! Ma…….bisogna saperla gestire bene ed al meglio, avendo sopratutto tanto rispetto per lei.

Epigallocatechina gallato : che cos’è? !!!!

L’ho scoperto da poco : è un componente della Post image for L’estratto standardizzato e decaffeinato di tè verde:un semaforo rosso per l’obesità e la sindrome metabolicaCamellia Sinensis, meglio conosciuta come the verde. Esso produce tanti effetti positivi per la ns.salute, effetti antiossidanti, antiinfiammatori ,immunosoppressivi e tanti altri elencati qui.

Gli inglesi si aiutano molto con il the: è loro il rito del the delle cinque, è una tradizione mai abbandonata e seguita non solo dalle vecchie signore come ci facevano vedere in vecchi film, ma anche dai giovani che usano incontrarsi negli aftermoon tea.

te_verdeBere una tazza di tè verde al giorno fa bene: prendiamo anche noi l’abitudine e magari alle….cinque della sera!

 

 

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Nikolajewka -26 gennaio 1943

Posted by vittcaltabiano su 24 gennaio 2014

…………..Il 1°  gennaio 2014 sono stato a Branzi , un piccolo paese dell’Alta Val Brembana, a pochi chilometri da Bergamo. Con la mia famiglia  avevamo prenotato presso un ristorante locale il pranzo di capodanno per gustare la buonissima  polenta taragna  ed altre bontà del posto!

Nella piazza dela cittadina uno striscione riportava una scritta IMG_7736 trofeo

Branzi

Branzi

Da una locandina appresi che il 12 gennaio si sarebbe tenuto l’annuale raduno alpino dei Gruppi dell’Alta Valle Brembana a cui,  com’è tradizione,  veniva abbinato il “Trofeo Nikolajewka”, giunto alla 43ª edizione, una gara di sci nordico a tecnica classica in programma sulla pista di fondo di Branzi in località “Gardata”.

http://vallebrembana.org/alpini-alta/nikolajewka.html

Avevo letto molto tempo fa il romanzo autobiografico di Mario Rigoni Stern “Il sergente nella neve”, dove l’autore racconta  le sue avventure da soldato italiano nella seconda guerra mondiale, durante la campagna in Russia. Quel nome, Nikolajewka, me l’ha riportato nella memoria. Appena rientrato  in Sicilia dalla piccola vacanza natalizia, ho voluto approfondire  con ricerche su internet.

Ho letto parecchio e ne son rimasto scosso pensando a tutto quello che i nostri Alpini hanno sofferto in quelle terre lontane.

Per non dimenticare quei tragici momenti  di 71 anni fa, voglio riportare un articolo  scritto sulla “La Stampa”, n.22, gennaio 1963, da Nuto Revelli , Ufficiale degli alpini , reduce di quella battaglia e noto scrittore: (http://www.improntadeglialpini.it/nikolajewka.htm)

“”Nikolajewka:
la vittoria della disperazione

L’ultima battaglia della nostra ritirata di Russia, la battaglia della disperazione e della salvezza per sfondare lo sbarramento sovietico a Nikolajewka, iniziò all’una di notte del 26 gennaio 1943.

Il Corpo d’Armata Alpino, accerchiato da reparti corazzati, aveva cominciato a ripiegare dalla linea del Don il giorno 17: in quel momento, il generale Gabriele Nasci, comandante del Corpo d’Armata, poteva contare su 57.000 uomini, nelle divisioni “Cuneense”, “Julia”, “Tridentina” e “Vicenza”. Dopo nove giorni di combattimenti e di marce in condizioni ambientali tremende, nella neve ora gelata ora sabbiosa in cui si affondava sino al ginocchio, e con un freddo fra i 30° e i 40° sottozero, le nostre truppe si trovarono decimate. Migliaia di alpini erano morti e migliaia erano stati catturati dai russi.

Il 25 gennaio, vigilia della battaglia di Nikolajewka, secondo una relazione del comando del Corpo d’Armata, la situazione era la seguente: “La divisione “Cuneense”, durante la sosta notturna a Derkupsakaja, è circondata da ingenti forze corazzate russe e di essa non si hanno più precise notizie: certo è che il giorno 25 gennaio scompaiono dalla lotta anche i reparti della divisione “Cuneense” e “Vicenza”. La “Julia” più non esiste dal giorno 22. Rimane organica la sola “Tridentina”, anch’essa duramente provata e paurosamente ridotta in fatto di uomini efficienti, di armi e di munizioni: ad ssa si accodano migliaia e migliaia di sbandati, non tutti armati, in parte congelati, stremati, che si trascinano più che camminare”.

In queste condizioni, la “Tridentina” arrivò verso le 15 del 25 gennaio nel grosso villaggio di Nikitowka, ai margini della vasta piana nevosa che porta a Nikolajewka. Alle spalle della divisione veniva l’immensa colonna dei quarantamila sbandati. Erano italiani, ungheresi, tedeschi che avevano perso il contatto con i propri comandi e fuggivano il combattimento, in attesa che i pochi reparti uniti aprissero loro la strada verso ovest.

A Nikitowka, i battaglioni della “Tridentina” ebbero una breve sosta, la prima dall’inizio della ritirata. Il colonnello Giuseppe Adami, comandante il 5° Reggimento Alpini, così ricorda quel giorno: “Concorre a ridare fiducia agli uomini il sole, l’assenza del vento, la temperatura alquanto mitigatasi, la frequente presenza ai lati della pista di isbe, la possibilità di trovare in esse in abbondanza pane, miele, uova, pollame, patate e rape. Gli alpini, dopo tanto digiuno, possono finalmente sfamarsi. Lo spirito si risolleva e le speranze si rinvigoriscono”.

La mia compagnia, la 46^ del Battaglione “Tirano” (5° Alpini). Si disperse fra le isbe in cerca di un posto caldo per dormire, dopo notti e notti trascorse all’addiaccio. Eravamo partiti il 17 gennaio in trecentoquaranta e a Nikitowka ci ritrovammo in un’ottantina, di cui una decina feriti o congelati gravi.

Tutti eravamo più o meno congelati. Il nostro equipaggiamento, già disastroso all’inizio della ritirata, era ridotto a brandelli. Durante gli otto giorni di marcia, quasi tutti avevano gettato gli scarponi di tipo “standard”, uguali per la Russia come per l’Africa, perché i piedi congelati gonfiavano, e li avevano sostituiti con strisce o involti di coperte. C’era anche gente scalza o con i piedi fasciati di paglia. Sotto i cappotti con l’interno di pelliccia indossavamo divise di falsa lana, dura come spilli. Gli unici indumenti caldi erano le calze e le maglie che c’eravamo portati da casa nostra la momento della partenza dall’Italia.

L’armamento, già insufficiente e superato, era stato in parte abbandonato sin dal primo giorno di ritirata per alleggerire le colonne. Avevamo conservato soltanto le armi individuali (il fucile modello 1891), qualche mitragliatore, poche mitragliatrici arrugginite, bombe a mano e scarse munizioni. Non esistevano slitte di dotazione, come invece avevano i tedeschi. Le nostre erano quelle portate via ai contadini russi, rozze e pesanti. Per fortuna, i muli c’erano, e furono la nostra salvezza.

Nella notte fra il 25 e il 26 gennaio, la temperatura riprese a scendere e ritornò quella degli altri giorni, sui 30° sottozero. Io dormivo in un’isba alla periferia di Nikitowka, verso Arnautowo. Eravamo una trentina, accatastati uno sull’altro. Con me stavano il comandante della compagnia, tenente Giuseppe Grandi, di 29 anni, di Limone Piemonte, e i sottotenenti Antonio De Minerbi, di Roma, Mario Torelli, genovese, e Raffaele De Filippis, di Campobasso. Verso l’una sentimmo gli scoppi vicini, come di bombe a mano. Qualcuno disse che c’era l’allarme, am eravamo disfatti e nessuno ebbe la forza di alzarsi. In quel momento era iniziata la battaglia per Nikolajewka.

Ad Arnautowo, un gruppo di case situato su una piccola altura ad un chilometro circa da Nikitowka in direzione di Nikolajewka, forze russe avevano attaccato all’improvviso il Battaglione “Val Chiese” del 6° Alpini e la 33^ Batteria del Gruppo “Bergamo”. Contemporaneamente, altri reparti sovietici, affiancati da bande partigiane, avevano assalito a colpi di mortaio e di cannone anticarro il lato sud-ovest del nostro villaggio.

Noi non sapevamo nulla. Alle 4 del mattino il mio battaglione s’incolonnò pensando che finalmente iniziasse una marcia di trasferimento, una giornata relativamente tranquilla, senza essere di nuovo costretti a combattere per aprire la strada alla sterminata massa dei 40 mila sbandati che ci seguiva dall’inizio della ritirata. Il “Tirano”, come battaglione di punta, si avvicinò ad Arnautowo su una pista in leggera salita. Per la prima volta il reparto marciava ordinato. Come sempre, gli sbandati si erano fermati a Nikitowka ed esitavano a seguirci, forse perché avevano compreso che i russi ci stavano aspettando al varco.

All’improvviso, piovvero sulla nostra colonna alcuni colpi di anticarro. Venivano da Nikitowka, alle nostre spalle. Vidi slitte e muli saltare in aria, e alpini morti e feriti. Ci fu un attimo di smarrimento, poi ci riordinammo e el compagnie del “Tirano” mossero in formazione d’attacco verso le isbe di Arnautowo.

Il primo di noi a trovare gli alpini del “Val Chiese” e gli artiglieri del “Bergamo” morti nei combattimenti della notte fu il sottotenente Torelli che cadde sotto il tiro dei russi con tutti i suoi uomini. Dopo di lui, partì il battaglione: la 49^ Compagnia a sinistra, la 46^ al centro e la Compagnia Comando con la 48^ a destra.

Lo scontro durò violentissimo sino alla tarda mattinata. Gli ufficiali andarono all’assalto alla testa dei loro alpini, con le armi che per il gelo si inceppavano. Il capitano Franco Briolini, di 35 anni, bergamasco, comandante la 49^, morì. Il mio comandante, tenente Grandi, e il tenente Giovanni Alessandria, di 26 anni, di Diano d’Alba, comandante la Compagnia Comando, vennero feriti gravemente. Caddero fra gli altri, i sottotenenti Giuliano Slataper. 21 anni, triestino; Giuseppe Perego, 23 anni, di Sondrio; Lorenzo Nicola, 26 anni di Piossasco (Torino) e Giovanni Soncelli, 28 anni, di Sondrio.

Alla fine i russi ripiegarono verso Nikolajewka. Noi restammo a raccogliere i feriti presso le isbe di Arnautowo. Grandi, colpito all’addome, era steso sulla neve, nel freddo. Cantava, cantava con un filo di voce e voleva che i suoi uomini cantassero con lui la canzone del capitano ferito. All’intorno giacevano decine e decine di alpini morti. Fra essi il sergente maggiore Stefano Robustelli, di 27 anni, di Grosio (Sondrio); il caporalmaggiore Cesare Marchetti, 25 anni, e il caporale Attilio Colturi, 24 anni, entrambi valtellinesi, e Giovanni Tiraboschi e Giuseppe Traina, ventenni.

La strada per Nikolajewka era aperta. Nella tarda mattinata arrivò il generale Luigi Reverberi, il valoroso comandante della “Tridentina”, accompagnato dal colonnello Adami. Reverberi aveva 51 anni, era vestito come noi, con uno strano berretto di pelo alla russa. Stremato ma ancora combattivo ed energico, ordinò alla divisione di preseguire.

Mentre il “Tirano” contava i propri morti e tentava disperatamente di risolvere l’angoscioso problema del trasporto dei feriti, quarantamila uomini sfilarono davanti a noi, correndo con slitte e muli, senza degnarci di uno sguardo. In testa, come sempre, marciavano i pochi reparti organici della “Tridentina” . Al tramonto, i resti della mia compagnia – quattro slitte stracariche di feriti gravi, seguite a piedi da poche decine di feriti leggeri, di congelati, di disperati – si affacciarono per ultimi sulla piana di Nikolajewka.

La città era già avvolta nel primo buio. Per arrivarvi, bisognava scendere un breve declivio e poi superare il trincerone della strada ferrata, sul lato est. Dietro stava la linea avanzata russa con le armi anticarro, mortai, mitragliatrici. In complesso, le forze sovietiche ammontavano a circa una divisione. L’attacco a questo caposaldo era già iniziato sin dal mezzogiorno, quando noi ci trovavamo ancora ad Arnautowo. Il Battaglione “Vestone” del maggiore Bracchi e il Battaglione “Val Chiese” del tenente colonnello Chierici, affiancati da una batteria del Gruppo “Bergamo”, avevano tentato di superare la ferrovia, ma erano stati bloccati dal fuoco nemico. Reverberi chiedeva l’intervento dell'”Edolo”. Soltanto quest’ultimo, al comando del maggiore Belotti, poteva portarsi all’attacco perché noi del “Tirano” ci eravamo attardati nella marcia.

I resti di un gruppo corazzato tedesco aggregato alla “Tridentina” e comandato dal maggiore Fischer, appoggiavano l’azione con due cannoni controcarro semoventi e due carri armati leggeri. Arrivarono due aerei sovietici. Ronzarono a lungo, volando così bassi che si vedevano le stelle rosse sotto le ali. Dai motori usciva un po’ di fumo. Molti credettero che gli aerei fossero stati colpiti; invece erano le vampe delle mitragliere di bordo che sparavano sulla massa nera che oscillava nella piana.

Mentre si combatteva sotto il tiro degli anticarro e delle mitragliere russe cercando di superare il terrapieno, il generale Nasci ordinò di gettare in avanti tutto il peso della sterminata colonna degli sbandati. Migliaia di uomini, in uno spaventoso groviglio di slitte e muli, rotolarono urlando verso il trincerone della ferrovia. Alla testa erano i generali Reverberi e Giulio Martinat, capo di Stato Maggiore del Corpo d’Armata Alpino. Con loro erano i capitani Giovan Battista Stucchi e Giuseppe Novello e altri ufficiali della “Tridentina”.

Martinat cadde tra i primi mentre portava gli uomini all’assalto. Aveva 52 anni. Un artigliere alpino del gruppo “Bergamo”, Sandro Goglio, che oggi abita a Cuneo, ricorda che mentre correva verso Nikolajewka vide il generale Martinat steso sulla neve, con il braccio destro puntato in avanti verso la città. Morì anche il tenente Giovanni Piatti, di 33 anni, di Como, della 48^, l’unico comandante di compagnia del “Tirano” uscito incolume da Arnautowo. Caddero centinaia e centinaia di alpini. Soltanto il 5° ebbe 576 fra morti e dispersi, e 414 feriti o congelati.

Verso le 18, l’enorme colonna, superato convulsamente il trincerone della ferrovia, travolse la linea di resistenza sovietica e si gettò verso le isbe ancora difese da centri di fuoco nemici. Non si sapeva dove alloggiare le centinaia di feriti, perché tutte le case erano invase dagli sbandati oppure occupate dai soldati russi. Anche per i sovietici, sopraffatti dalla massa enorme di italiani piombata sulla città, esisteva il problema della sopravvivenza. Anche loro erano provati dai combattimenti, con molti feriti, paralizzati come noi dalla temperatura a 30° sottozero.

In questo ambiente, in certi settori della città si stabilì quasi una tregua forzata. Lo scrittore Mario Rigoni Stern, allora sergente maggiore della 55^ del “Vestone”, entrò in un’isba occupata da soldati russi. Aveva fame. Una donna gli porse un piatto di latte e miglio. Rigoni Stern mangiò sotto lo sguardo dei sovietici, poi ringraziò e uscì.

Alle due di notte del 27 gennaio, con un grido che rimbalzò da un’isba all’altra, arrivò l’ordine di lasciare Nikolajewka. Riprendeva la ritirata verso ovest, verso la salvezza. A noi ufficiali toccò il compito più straziante: scegliere tra i feriti quelli da portare con noi, i meno gravi, per i quali v’era qualche speranza di salvezza. Gli altri, colpiti all’addome o al torace, dovevano essere abbandonati.

Nel buio la disperazione aumentò. I nostri compagni urlavano, non volevano essere abbandonati. Qualcuno, strisciando nella neve, arrivava fino alle slitte e si aggrappava, implorando, piangendo. Così fece uno dei migliori della 46^, l’alpino Rinaldo Tironi, di 30 anni, valtellinese. “Tenente, tenente” mi gridò. “Sono Tironi, non mi riconosce? Non mi abbandoni!”. Lo lasciammo nel freddo. Era una legge bestiale alla quale non potevamo sottrarci.

Il nostro comandante di compagnia, tenente Grandi, morì poco prima dell’alba, appena fuori l’abitato di Nikolajewka, dopo un’agonia senza lamenti. Il suo cadavere rimase sulla slitta sino al mattino del 28, quando lo seppellimmo sotto un palmo di neve.

Lo sbarramento principale era stato superato. Camminammo ancora per cinque giorni e cinque notti, nel freddo polare e nella tormenta, incontrando diversi centri di resistenza nemici, sotto i continui attacchi della caccia sovietica. I piloti russi volavano indisturbati: mai, dall’inizio della ritirata, era comparso anche un solo aereo italiano, neppure per cercarci. In testa continuò a marciare la “Tridentina” , seguita dalla colonna ininterrotta degli sbandati che si allungava nella steppa per una profondità di circa 30 chilometri.

Il 31 gennaio, presso Wosnessenoeka, trovammo pochissime ambulanze con il generale Gariboldi, comandante dell’Armir. Caricammo sui veicoli i feriti più gravi. C’era anche un alpino con un braccio amputato ad Arnautowo che si era trascinato per sei giorni con il moncone congelato. Il freddo lo aveva salvato dalla cancrena. C’erano pure alcuni tedeschi, in tuta bianca. Ne fermai uno e gli chiesi se voleva darmi la sua pistolmachine per un pacchetto di sigarette. Accettò. Ormai l’arma non gli serviva più.

Come straccioni, passammo davanti al generale Gariboldi, curvi, a gruppetti, con le coperte sulla testa. Ci guardò. Sfilavano i resti della sua armata. Con noi c’era anche suo figlio, sottotenente del 5° Alpini.

Percorremmo altri 700 chilometri a piedi, sempre incalzati dai russi che stavano avanzando. Il 1° marzo raggiungemmo Gomel. Diciassette giorni dopo eravamo in Italia. La nostra tragedia era finita. Per andare in Russia, nell’estate del 1942 erano state necessarie duecento lunghe tradotte; per ritornare in patria, nella primavera del 1943, bastarono 17 brevi convogli ferroviari.

Nikolajewka fu una grande vittoria, la vittoria della disperazione……””

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BUON NATALE e BUON ANNO 2014.

Posted by vittcaltabiano su 16 dicembre 2013

Mosaico Natività Auguri di Buon Natale e di  Buon Anno 2014

a tutti i visitatori di questo blog, passati, presenti e futuri !

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Etna 16 dicembre 2013-Anelli di fumo.

Posted by vittcaltabiano su 16 dicembre 2013

Boati, forti boati e l’Etna entra di nuovo in eruzione.

Ieri seraIMG_6872    StamattinaetnaIl cratere di sud estcratere sud ested in cielo sono apparsi gli anelli di fumo,  emessi dal cratere di sud est: che spettacolo! Un fenomeno piuttosto raro , mai visto almeno da me: ho avuto la fortuna di fotografarli:

anelli di fumo

2013_12_16

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Eruzione dell’Etna del 2 dicembre 2013

Posted by vittcaltabiano su 3 dicembre 2013

Altro spettacolo dell’Etna questa sera!

Fontane di lava e grande colata che raggiunge la Valle del Bove.

L’eruzione al mattino del 3 dicembre si è di nuovo conclusa ( comunicato INGV di Catania http://www.ct.ingv.it/it/.)

Etna 4 dicembre 2013

IMG_6836

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Etna Night Show

Posted by vittcaltabiano su 17 novembre 2013

Grande spettacolo sull’Etna questa notte;  il ns. vulcano ha organizzato uno show notturno di grande effetto! Già l’organizzazione era partita da ieri sera, con piccoli sbuffi e pochi boati. Poi un crescendo di boati  e di sbuffate di lava incandescente in uno scenario naturale bellissimo, illuminato dalla luna semicoperta dai fumi.

Lo spettacolo ha raggiunto il massimo verso le 04,00 con emissioni di lava che partivano dal  cratere di sud est, per spargersi attorno al cono  del cratere. I boati aumentavano per ripetersi  quasi ogni 5 secondi  e gli spruzzi di lava incandescente  si alzavano nel cielo!

Che spettacolo naturale!

Il costo del biglietto? Tutto gratis ! solo poche ore di sonno perdute per il rumore dei boati e pulizia dei balconi  stamattina per la cenere caduta!

Etna 17 novembre 2013 ore 04,00

etna 17-11-13 0re 04

etna 17-11-13 ore 04

Etna 17 novembre 2013 ore 08,00  etna 17-11-13 ore 08

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Scala dei Turchi.

Posted by vittcaltabiano su 3 novembre 2013

IMG_6589compr.La Scala dei Turchi è una parete rocciosa, una falesia  bianca di natura calcarea ed argillosa, che scende sul mare  lungo la costa di Realmonte, vicino Porto Empedocle, in provincia di Agrigento.

E’ diventata una attrazione turistica per la particolarità della scogliera di colore bianco e per la forma a scalinate.

La leggenda dice che da qui si inerpicavano i pirati turchi per compiere inrcursioni e razzie nei luoghi circostanti.

Ci sono stato anch’io……da turista!

IMG_6612vitt scala dei turchi compr.

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Etna 26 ottobre 2013

Posted by vittcaltabiano su 26 ottobre 2013

IMG_6510compr.

Etna 26 ottobre 2013

Etna 26 ottobre 2013: nuovo graande spettacolo dell’Etna stamattina: il vulcano è in eruzione.

P.S. : L’eruzione è durata in solo giorno!

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3 giugno 1931

Posted by vittcaltabiano su 2 giugno 2013

nonni pippo e lina 3-6-1931Sono sempre nella mia mente e nel mio cuore.

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Il Castello di Kalaat al Bian.

Posted by vittcaltabiano su 12 Maggio 2013

Sopra una collina, alta 220 metri,in provincia di Catania, all’imboccatura della Valle dell’Alcantara , sorge maestoso il Castello di Calatabiano. Tutto attorno giardini di agruni, fichidindia, nespoli.

IMG_6549

“”Dopo decenni di abbandoni, nel luglio 2009, il castello di Calatabiano è tornato agli antichi splendori grazie al sapiente progetto di restauro dell’architetto Daniele Raneri, il quale ha ridato lustro non solo ad una delle fortificazioni più suggestive della Sicilia orientale, ma ha praticamente riscritto la storia del castello stesso.

Dai lavori di scavo è infatti emerso che anche se Kalaat-al Bian (rocca di Biano) è il nome che gli arabi diedero alla fortificazione di Calatabiano, il sito ha origini ben più antiche. Alcune mura del castello (ancor oggi visibili) videro infatti la soldatesca musulmana porre mano all’assedio. Ma non furono gli arabi ad edificarlo. I luoghi infatti dimostrano una frequentazione greca a partire dal IV- III sec. a.C. Esisteva al tempo una conurbazione tra gli abitati di Tauromenion Naxos e il colle dove sorge il castello, sul quale, alla fine dell’epoca classica dal V all’VIII sec. d.C., i “Romaioi”, ovvero i Bizantini, edificarono un grande Kastron, divenuto poi il nucleo primigenio dell’attuale castello.””( da http://www.icastelli.it/castle-1234535155-castello_di_calatabiano-it.php )

pianta della  Sicilia  secondo l'Arabo Idrisi“”La prima documentazione certa relativa al castello di Calatabiano si rileva da una carta della Sicilia in cui il geografo e viaggiatore arabo Abu ‘Abd Allah Muhammad ibn Idris (1099 1164) rappresentava l’Isola e i suoi sistemi fortificati. La carta tratta dal “Libro di Ruggero”, presso la cui corte il geografo prestava i suoi servigi, rappresenta l’Isola capovolta secondo la consuetudine araba. Qui il massiccio dell’Etna appare sul lato sinistro ed è lambito dai due fiumi Simeto e Alcantara. Proprio lungo le sponde del fiume Al-kantar (il ponte) appaiono rappresentate due fortezze speculari Tauromenion e Kalaat-al Bian.”” ( da http://www.flickr.com/photos/luigistrano/6774289455/)

IMG_6544Al castello si accede IMG_6788con un ascensore panoramico, da cui è possibile vedere tutto  il bellissimo paesaggio  da Taormina all’Etna.con sottostante la cittadina di Calatabiano e vicino al Castello la chiesa del SS.Crocifisso, con il sontuoso campanile a merli.

La Chiesa ha al suo interno la statua del santo protettore San Filippo Siriaco, collocata in una nicchia, per il quale ogni anno, il sabato precedente la terza domenica di maggio ha luogo la caratteristica “calata” di San Filippo.

Al Castello è attivo un ottimo servizio di ristorazione.

Ci sono stato  ed ecco le foto su http://www.flickr.com/photos/vitt/sets/72157633479446546/

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Primavera 2013.

Posted by vittcaltabiano su 29 aprile 2013

Ci siamo: è primavera. La terra si risveglia con una esplosione di colori, odori, sensazioni, atmosfere, voglia di muoversi,  di passeggiare per campi e boschi, voglia di vacanza, è primavera!

fiori

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L’eruzione dell’Etna, la 13^.

Posted by vittcaltabiano su 28 aprile 2013

La 13^ eruzione dell’Etna è finita! Dopo una nottata di fuoco,  la colata lavica si è fermata e sono finiti i boati e la colonna di cenere e lapilli.

Ieri 27 aprile 2013:

IMG_6506

Oggi 28 Aprile 2013:2013-04-28-565_4

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Nuova fumata dell’Etna.

Posted by vittcaltabiano su 27 aprile 2013

Un pomeriggio di forti, fortissimi boati ed ecco ora  la gran fumata dell’Etna:

IMG_6479Già da giorni era in agitazione con piccole sbuffate.Qui il 25 aprile, due gg.fa:

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Coperti da cenere e lapilli.

Posted by vittcaltabiano su 21 aprile 2013

Ancora una volta l’Etna si ribella e ci copre di cenere e lapilli:

etna

Come al solito il fenomeno, iniziato il 20 aprile 2013, si è esaurito nella notte del 21, lasciando i suoi segni in tutto il territorio ionico etneo.

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MOSTRA DEL CORALLO a Catania

Posted by vittcaltabiano su 19 aprile 2013

Una mostra del corallo  del tutto eccezionale , quella che si tiene a Catania presso il Palazzo Valle fino al 5 Maggio 2013.

Merito della  Fondazione Puglisi Cosentino che  con il contributo della Fondazione Roma Mediterraneo ha riunito  nelle sale del  Palazzo  capolavori dell’antica arte del corallo in Sicilia.capolavori di grande valore artistico, quali gioielli,  calici, ostensori, crocifissi, reliquari, presepi, scrigni, calamai, rosari ed altri pregevoli oggetti.

2013_04_16

Secondo la mitologia i coralli si formarono quando il sangue che sgorgava dalla testa recisa della Medusa venne a contatto con l’aria e si solidificò. Nei tempi antichi il corallo rosso era ritenuto un dono degli dei ed era rinvenuto sulle spiagge in tutto il mondo, ma soprattutto in Italia. La parola corallo viene  dal greco korallìon, dove koreo significa “adorno” e alòs “mare”. Nel corallo si fondano i tre regni, animale, vegetale, e minerale.

Il corallo rosso Mediterraneo è senza ombra di dubbio il migliore, e già nel ‘400  gli artigiani di Trapani erano famosi per la loro abilità nella lavorazione del magnifico oro rosso del mare.La produzione comprendeva prevalentemente oggetti di culto, come le bellissime statuine di santi e i Crocifissi, prodotti dalla collaborazione artistica di maestri corallari e orafi, e realizzati su supporti in rame dorato con incastri di sferette, baccelli mezzelune e ovuli, che nel loro complesso costituiscono la tipica produzione trapanese.Molte di queste opere sono espone nella Mostra.

L’ingresso nella Mostra è gratuito! e delle bravissime guide vi accompagnano nel percoso artistico.

Foto su http://www.flickr.com/photos/vitt/sets/72157633276920704/

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BUONA PASQUA

Posted by vittcaltabiano su 24 marzo 2013

bandiere-del-mondo-globale_4550-okBuona Pasqua

Happy Easter (Inglese)
Joyeuse Pasques (Francese)
Frohe Ostern (Tedesco)
Felices Pascuas (Spagnolo)
Fouai Hwo Gie Quai le (Cinese)
Eeid -Foss’h Mubarak (Arabo)
Sretun Uskrs (Croato)
Gezuar Pashken (Albanese)
Paste Fericit (Rumeno)
Vesele Velikonoce (Ceco)
Sreken Veligden (Macedone)
Souk San Van Easter (Laotiano)
Veselá velká noc ( Slovacca)
Boa Pascoa (Portoghese)
Kalo Paska(Greco)
Zalig Paasfeest (Olandese)
Schastilvoi Paschi (Russo)
Giad Pàsk (Svedese)
Srecan Uskrs (Serbo)
Vrolijke pasen (Neerlandese)
God pasque (Danese)
Bon fiesse-d’joyeuse pôque (Vallone)
Felician Paskon en Kristo Resurektinta ( Esperanto)
.Shnorhavor surb zatik (Armeno)
A fraylekhn Pesah (Yiddish)
Gofúkkatsu Omédetoo ( Giapponese)
Ieasika Elihle (Zulù)

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PAPA FRANCESCO.

Posted by vittcaltabiano su 14 marzo 2013

Papa Francesco

Papa Francesco

E’ stata un’emozione intensa quando abbiamo visto alla tv la fumata bianca:

fumata bianca

Dall’Osservatorio Romano  di oggi 14 marzo 2013:

Il primo Papa americano è il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, 77 anni, arcivescovo di Buenos Aires. È una figura di spicco dell’intero continente e un pastore semplice e molto amato nella sua diocesi, che ha girato in lungo e in largo, anche in metropolitana e con gli autobus,
nei quindici anni del suo ministero episcopale.«La mia gente è povera e io sono uno di loro», ha detto più di una volta per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi
la cena da solo. Ai suoi preti ha sempreraccomandato misericordia, coraggio apostolico e porte aperte a tutti. …………………………………..
Nella capitale argentina nasce il 17 dicembre1936, figlio di emigranti piemontesi: suo padre
Mario fa il ragioniere, impiegato nelle ferrovie,mentre sua madre, Regina Sivori, si occupa della casa e dell’educazione dei cinque figli. Diplomatosi come tecnico chimico, sceglie poi la strada del sacerdozio entrando nel seminariodiocesano di Villa Devoto.

L’11 marzo1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù.Completa gli studi umanistici in Cile e nel1963, tornato in Argentina, si laurea in filosofia al collegio San Giuseppe a San Miguel. Fra il 1964 e il 1965 è professore di letteratura e psicologianel collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1966 insegna le stesse materie nel collegio del Salvatore a Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 studia teologia laureandosi sempre al collegio San Giuseppe.

Il 13 dicembre 1969 è ordinato sacerdote dall’arcivescovo Ramón José Castellano……………….

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Etna by night

Posted by vittcaltabiano su 24 febbraio 2013

Grande spettacolo ieri sera sull’Etna :  un’altra eruzione  e questa volta davvero spettacolare, con fuoruscita di lava e polvere e cenere vulcanica altissima centinaia di metri .

Come appariva ieri sera:IMG_5139e stamattina, 24-2-2013 :

IMG_5148

L’eruzione anche questa volta si è esaurita in poche ore ma ha lasciato il segno sulla neve che ricopriva la montagna.

eruzione e diavoli rit.Lo spettacolo di ieri sera mi ha  riportato  alla mente ricordi mitologici antichi,  legati al dio Vulcano che alimentava i fuochi sotto i vulcani e  a diavoli e diavoletti che accorrono felici quando espode una montagna!

http://www.meteoweb.eu/2013/02/eruzione-etna-foto-e-video-di-carlo-papale-e-turi-caggegi-immagini-mozzafiato/187819/

http://kidslink.bo.cnr.it/ilaria/dei/dei.htm

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Etna in eruzione 19 febbraio 2013

Posted by vittcaltabiano su 19 febbraio 2013

Oggi  verso le 5 l’Etna è entrata in eruzione, con boati, e lanci di lapilli e cenere che sono arrivati fino a Riposto: le prime immagini di stamattina: IMG_5097ok IMG_5096 okIMG_5095ok IMG_5111o k IMG_5098ok IMG_5102ok IMG_5105ok

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Western ,country, Loretta Lynn.

Posted by vittcaltabiano su 25 gennaio 2013

2013-01-25Chi, come me, ha vissuto gli anni ’60 ricorderà certo questi film western: la lotta tra il buono ed il cattivo, le lunghe carovane, gli indiani,  i cavalli, la ferrovia,  l’assalto al treno,l’assalto alla diligenza. lo sceriffo, i saloon con il pianista , e quella bella musica country che faceva di sottofondo ai film.

Ho visto recentemente un film sulla vita di Loretta Lynn,  intitolato La ragazza di Nashville, che mi ha fatto rivivere quella musica country; proprio perchè Loretta, nata il 14 aprile del 1935, è stata una fra le principali cantanti e compositrici degi anni sessanta e settanta ed è un mito della country music .

Vedova dal 1996, oggi Loretta continua ad esibirsi in giro per gli Stati Uniti, è la proprietaria di una casa discografica e possiede e gestisce un ranch ad Hurricane Hills, Tennessee, situato in una vasta piantagione in cui ha fatto riprodurre una copia della sua “Cabin” di Butcher Hollow; non vive più lì, ma è possibile visitare il tutto, in quanto all’interno ci sono anche un museo, uno studio di registrazione ed altre attività; si mormora anche che la casa sia infestata da fantasmi della guerra civile! (http://suckmypossum.forumfree.it/?t=35139149 ) , (http://it.wikipedia.org/wiki/Loretta_Lynn),   http://www.lorettalynnranch.net/main/

Qui un suo successo :Coal Miner’s Daughter

e qui in  You Ain’t Woman Enough (To take My Man)

Ciao Loretta acquisizione a schermo intero 25012013 19.17, sei un mito!!!

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Etna innevata.

Posted by vittcaltabiano su 19 gennaio 2013

Etna innevata

Oggi, 19 gennaio 2013, l’Etna si è svegliata così: tutta imbiancata e con un velo di nube in cima:

splendida!

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Magico Natale.

Posted by vittcaltabiano su 13 gennaio 2013

Nonno: Marty, quando vuoi bene alla nonna?

Risposta: tanto cosi, allargando le braccia!

Domanda: ed al nonno?

Risposta : tanto così, stringendo pollice  e indice!

Nonno: Martyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy!!!

foto natale Marty

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2012 in review

Posted by vittcaltabiano su 1 gennaio 2013

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2012 per questo blog.

Ecco un estratto:

4,329 films were submitted to the 2012 Cannes Film Festival. This blog had 30.000 views in 2012. If each view were a film, this blog would power 7 Film Festivals

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

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AUGURI

Posted by vittcaltabiano su 16 dicembre 2012

AUGURI-

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Etna.

Posted by vittcaltabiano su 3 dicembre 2012

etna neveL’Etna si è imbiancata di neve!

Sono visibili, specie sotto il cratere di sud est, le ultime colate laviche che si sono riversate nella Valle del Bove.

Il nostro vulcano è stupendo!

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NORDKAPP 71° 10′ 21”- Diario di viaggio

Posted by vittcaltabiano su 26 novembre 2012

Andare a Capo Nord è stata da anni una meta desiderata; avevamo letto parecchio e sentito anche i racconti di amici che già c’erano stati. Affascinante, ma il tempo passava e  la nostra crociera nei fiord della Norvegia e a Capo Nord stava diventando  una favola!

Ma finalmente eccoci qui, sulla MSC Lirica, direzione Nordkapp! Avevamo lasciato il porto di Alesund  alle 19 del 26 giugno e saremmo arrivati  dopo due giorni di navigazione ad Honnisvag con 754 miglia nautiche , quasi 1254  Km .

28 giugno 2012: già il giorno prima avevamo passato il Circolo Polare Artico , il parallelo di 66° 33′ 39”, con una gran festa sulla nave e tanto di battesimo  con champagne e musica ; l’atmosfera era intensa  e non si parlava d’altro . E sulla nave documentari , relazioni, incontri e foto su Capo Nord. L’arrivo ad Honningsvag era previsto per le 18 : ma già nel pomeriggio la maggior parte dei passeggeri erano sui ponti dietro le vetrate ad osservare il panorama. I più coraggiosi stavano sul ponte a scrutare oltre il mare e pronti a fotografare il grande momento dell’avvistamento.

Eccola, è lì  la  falesia di Capo Nord ! Il freddo era intenso ma  accettabile e non  potevo perdermi le prime immagini della falesia. Tutti a scattare foto e film.

Capo Nord  è una falesia che si trova sulla punta dell’Isola di Mageroya, nella parte più settentrionale della Norvegia, una punta rocciosa alta 307 metri, con un strapiombo che si affaccia sul Mare glaciale artico .

Per arrivare però su Capo Nord la nave deve doppiare l’isola e attraccare al porto di Honnisvag ; da qui poi proseguire in pulman fino alla meta. Il cielo è nuvoloso e malgrado l’ora tardi è pieno giorno ; menomale che il sole di mezzanotte l’abbiamo visto in navigazione!

Honnisvag è un piccolo paesino, il comune più a nord della Norvegia; appena 3200 abitanti. Da qui passa la E 69, la strada europea che collega la terraferma con l’isola di  Mageroya ,con un tunnel sottomarino di  6,9 Km (207 metri sotto il livello del mare).

L’escursione , della durata di circa 3 ore ,prevede la  sosta a Capo Nord di solo un’ora e mezzo; ben poco tempo in realtà ma non c’era altro.Col pulman percorriamo i 34km che ci dividono dall’ultima meta, ed ammiriamo la bellezza del paesaggio e dei panorami spettacolari sulla brulla tundra e con la vista delle montagne che si ergono tutt’intorno e delle scogliere imponenti a picco sul mare. Da lontano vediamo pascolare le renne.

Lungo la strada ci fermiamo un attimo a vedere una bottega di souvenir con accanto  un Sami, un lappone, con il suo caratteristico cappello e la sua renna.

Ormai Capo Nord è vicino. Vi arriviamo; un grande spiazzale per sosta camper e pulman: si entra nel  Padiglione, una struttura con  bar, ristoranti, una cappella,negozi di souvenir  e un cinema che proietta un film su Capo Nord e sulle principali spedizioni qui destinate.

Dalla sala panoramica si esce sul piazzale dove si trova il globo, simbolo di Capo Nord.

                                                            Ed eccoci.la meta è stata raggiunta!

La gioia e l’entusiamo è …alle stelle !!! Siamo a Capo Nord  71° 10′ 21” !!! Mezzanotte ed è giorno!! cielo con nuvole ed un lontano sole.

Nello spiazzale non lontano dal globo ci sono sette sculture di pietra a forma di grandi medaglioni chiamate “I bambini della terra”, con disegni di bambini, di 7 Nazioni diverse : messaggio di gioia, pace, amicizia e solidarietà.

Il tempo passa veloce e bisogna rientrare; altre foto sul globo , sul Mar Glaciale Artico

ed un altro sguardo ai souvenir. Ciao NordKapp……!!!

 

Le foto su http://www.flickr.com/photos/vitt/sets/72157632133154907/

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Alesund e l’Art Nouveau.

Posted by vittcaltabiano su 21 novembre 2012

Il 26 giugno di quest’anno sono stato a Alesund !

La mia crociera a Capo Nord faceva scalo lì e non potevo perdere l’occasione di conoscere la città. Avevo letto la sua storia, davvero interessante.

Alesund sorge nella parte settentrionale della regione dei fiordi, su tre piccole isole; il suo porto è uno dei più importanti porti pescherecci della Norvegia.

Nel gennaio del 1904, dopo un incendio che la distrusse quasi  totalmente, con gli aiuti dell’Imperatore tedesco Guglielmo II, che in quellle zone andava in vacanza, la città fu interamente ricostruita in stile Art Nouveau , architettura famosa in tutto il mondo, caratterizzata da edifici con  miriadi di torrette, guglie e decorazioni che conferiscono alla città il suo carattere distintivo .

L’escursione prenotata prevedeva una visita al Sunnmore Museum, un museo all’aperto comprendente oltre 50 antichi edifici che mostrano le abitazioni tradizionali di legno, trasferite qui da altre località norvegesi,e le condizioni di vita del passato; inoltre in un capannone è esposta  una ricca collezione di imbarcazioni, antiche navi vichinghe.

Al museo ci si accede attraverso una stradina adiacente ad una chiesa, la Borgund Kyrkje , che come tante altre chiese in Norvegia ha vicino un piccolo cimitero.

La vista più bella e spettacolare  della città si gode dal belvedere posto sulla collina di Aksla, dal quale è possibile ammirare Alesund dall’alto con le montagne e le isole circostanti.

Tutte le foto su http://www.flickr.com/photos/vitt/sets/72157632068277926/

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Taormina

Posted by vittcaltabiano su 9 novembre 2012

Una passeggiata a Taormina, con una giornata  di novembre splendita e calda, con tutti i negozietti aperti e allietata da una musichetta di mandorlini e chitarre che volava per le vie della città!!!

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Ottobrata Zafferanese 2012

Posted by vittcaltabiano su 7 novembre 2012

Come ogni anno si ripete a Zafferana Etnea nelle domeniche di Ottobre la mostra mercato dei prodotti tipici dell’Etna: arti ,mestieri, colori e sapori della ns.Sicilia:

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Autunno 2012

Posted by vittcaltabiano su 1 novembre 2012

 

I colori del bosco

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Marty a Marzamemi

Posted by vittcaltabiano su 10 settembre 2012

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Estate 2012

Posted by vittcaltabiano su 8 settembre 2012

estate 2012

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Collage crociera a Capo Nord

Posted by vittcaltabiano su 13 luglio 2012

Volo-Amburgo-Navigazione MSC Lirica 24-25 e 26 giugno 2012

Alesund 26 giugno 2012

Honnisvag-Capo Nord-Tromso 28-29 giugno 2012

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