Quando tempo fa feci delle ricerche sull’origine dei cognomi in Sicilia ho letto parecchio anche sull’evoluzione della lingua siciliana, dovuta in massima parte a tutte le dominazioni straniere che si sono succedute sin dai tempi antichi.
Il primo nome della Sicilia fu Sicania, preso dal nome dei primi abitatori i Sicani dell’era paleolitica e neolitica; poi fu Sicilia dal popolo dei Siculi (XIII° sec.a.c.), e Trinakria venne chiamata dai Greci e raffigurata con l’immagine della Gorgona, come dalla foto sopra ( da http://www.irsap-agrigentum.it/storiadisicilia.htm) , con le tre gambe, in riferimento alla forma triangolare dell’isola.
Quanti popoli son passati da questa terra sicula: fenici, greci, romani, bizantini, arabi,normanni, svevi, angioini, spagnoli, austriaci, borboni….ed ognuno di essi ha lasciato il segno anche nei vocaboli e nei nomi ( da http://www.grifeo.it/Il%20Siciliano%202.htm):
Babbiari, “scherzare” (greco: babazo),
Crastu, “montone castrato” (greco: kràstos),
Cirasa, “ciliegia” (greco: kérasos),
Vastasu “facchino, becero, rozzo” (greco: βαστάζω, “bastazu”),
Canìgghia “crusca” (latino volgare: canilia),
Antura, “poco fa” (latino: ante horam),
Babaluci o Babbalùciu, “lumaca”(arabo: babaluci),
Càlia, “ceci abbrustoliti” (arabo: haliah),
Giuggiulena, o ciciulena “semi di sesamo” (arabo: giulgiulan),
Mischìnu, “meschino, poverino” (arabo: miskin),
Limuni,”limone” (arabo: limun;persiano: limu),
Ammucciàri “nascondere” (francese antico: mucer),
Buatta “latta; contenitore di…” (francese: boîte),Mustazzi, “baffi” (francese: moustaches),
Picciottu, “giovanotto, commesso”(francese: puchot),
Truscia, “involto di panni”(francese: trousse),
Ammulari, “arrotare, affilare”(spagnolo: amolar),
Curtigghiu, “cortile” (spagnolo: cortijo),
Pignata, “pentola” (spagnolo: piñada),
Sgarrari, “sbagliare” (catalano: esgarrar),
Sparagnari, “risparmiare”(tedesco: sparen),
Ciùncu, “storpio, acciaccato”(tedesco: cionk)……..
La lingua siciliana purtroppo si parla sempre meno; resiste in poca parte nell’ambito familiare ma la troviamo al mercato, in teatro, nelle poesie e nei proverbi: speriamo di non perderla perchè è una lingua multiculturale unica al mondo, un vero patrimonio da salvaguardare.